per il rinnovamento culturale ed etico-civile della Comunità veneta
Il risultato elettorale, anche in Veneto, conferma la forza di attrazione del messaggio politico semplificatorio e fortemente ideologizzato, con il ricorso a suggestioni vetero-nazionaliste e mirabolanti promesse fiscali (vedi flat tax) ed assistenziali (vedi reddito di cittadinanza) irrealizzabili.
Con esso la destra populista istiga artificiosamente alla rottura dei leganti comunitari ed alla regressione istintuale, sabotando nei territori i progetti di coesione sociale perseguiti attraverso il rispetto delle regole e l’inclusione, per esempio sulla questione immigrazione laddove si sono avviati processi di integrazione.
Non è accettabile che la legittima aspirazione all’identità culturale e la stessa evocazione alla partecipazione comunitaria vengano private della loro valenza solidale e traformate in strumenti di aggressività ed in pratiche di chiusura, di autoconfinamento in enclave.
Allo schieramento maggioritario legaforzista arriva anche, però, l’onda lunga del consenso delle lobbies corporative e speculative operanti sul territorio – ed in particolare sull’ambiente – (MOSE, PFAS, BANCHE POPOLARI, PEDEMONTANA, RIFIUTI…) legittimate e “rappresentate” attraverso la deformazione del venetismo.
Esso continua ad usufruire del sostegno dell’economia dell’estrazione e della rendita fondiaria attraverso uno scambio incestuoso che comporta il sabotaggio dell’efficienza amministrativa, il degrado del territorio e la derubricazione di una moderna sinergia tra pubblico e privato.
La campagna elettorale nazionale, così come la recente vicenda referendaria regionale, ci dicono in modo incontrovertibile che l’orientamento valoriale e la elaborazione dei contenuti programmatici del centrodestra sono stati piegati ad un uso spudorato e banalizzante che, nella vulgata del leader leghista, è scivolato nella volgarizzazione del linguaggio e nel vaneggiamento propagandistico.
La stagione delle api laboriose che – nella legislatura 2013/2018 – hanno operato per riportare il Paese verso la stabilità dei conti, adottare i primi seppur parziali provvedimenti di equità sociale e per l’innovazione dei processi economico-produttivi necessari ad affrontare il mare aperto della competizione internazionale e senza dazi (di cui si è giovata particolarmente la nostra Regione che vi ha trovato una nuova spinta per la crescita e l’export), viene ora messa a repentaglio dalle locuste e cicale che si sono candidate a governare con programmi che determinerebbero lo scassamento degli equilibri finanziari-monetari e dei vincoli di coesione sociale a livello nazionale e di integrazione a quello europeo.
Tale deriva verso la demagogia è “provocata” non solo dalle paure e dal risentimento che attraversano il corpo sociale della popolazione più esposta alle insidie della crisi, ma anche dalle pulsioni ribelliste di una parte del ceto borghese arricchito e delle corporazioni, propensi a farsi proteggere e tutelare dai rischi della globalizzazione da un Partito come la Lega che ha abbandonato la vocazione federalista ed imboccato la scelta sovranista ed antieuropeista, soffiando sull’esasperazioni delle preoccupazioni di chi si sente minacciato nella sua proprietà e rendite di posizione.
Ma il fatto più eclatante che emerge dalle urne di questo 2018, a sessantanni dalla scelta occidentale del fronte democratico, è il crollo del rapporto fiduciario tra la classe dirigente “storica” – che, al di là delle fluttuazioni tra Prima e Seconda Repubblica e delle articolazioni tra maggioranze ed opposizioni, è stata espressione istituzionale del percorso imboccato nel ’48 – ed una vasta platea di cittadini esasperati dall’inefficienza e dalle scarse prestazioni ed attenzioni delle istituzioni stesse , nei confronti delle loro domande di partecipazione, ascolto, trasparenza e – soprattutto – sicurezza.
Non è quindi sorprendente che una parte cospicua delle attese popolari, in particolare nel Mezzogiorno diventata terra di emigrazione e miseria diffusa, si siano riversate su un Movimento propostosi come alternativa messianica e vendicatrice dei torti subiti, e si siano contestualmente trasformate in una “punizione” della rappresentanza politica governativa a cui è stata attribuita la responsabilità di non aver dato risposte piu convincenti alla voragine delle ingiustizie sociali apertasi nell’ultimo decennio (o nel non aver saputo e/o voluto rendere esplicita la difficoltà nel darle in ragione della profonda crisi strutturale del Paese, non addomesticabile con i pur positivi interventi congiunturali …).
Resta il fatto che il quadro politico uscito dalle urne e – per quanto riguarda il Veneto – anche dalla votazione per l’Autonomia, ci consegna un’Italia ed una Regione con un ceto politico immerso in una lettura della realtà ed in una prospettazione di programmi più finalizzati ad esorcizzare le difficoltà ed a catturare il consenso nel frammentato mercato delle domande e delle proteste, che ad indicare soluzioni unitarie che facciano sintesi della complessità territoriale, settoriale, sociale di un Paese pieno di fratture e divaricazioni (la più eclatante delle quali è tra Nord e Sud), disorientato e senza quella bussola che dovrebbe essergli offerta da una classe dirigente all’altezza delle sfide.
E’ a partire da questa sofferta diagnosi dello stato delle cose che un Gruppo di cittadini impegnati in ambito professionale, culturale e scientifico ed animati esclusivamente da passione civile e desiderio di contribuire a migliorare il grado di consapevolezza e la qualità della cittadinanza responsabile di ognuno, necessarie per la governabilità della Regione e del Paese intero, ha deciso di promuovere una Piattaforma per la generazione, discussione, condivisione e divulgazione di idee e proposte da immettere nell’Agenda pubblica.
Siamo convinti che c’è bisogno di nuova conoscenza e di nuove competenze per affrontare i problemi sempre più complessi e tentare di cambiare in meglio la società in cui viviamo, a partire dal territorio e dalle microcomunità la cui coesione, che va perseguita attraverso modelli codificati di partecipazione, cittadinanza – anche digitale – attiva e processi deliberativi, costituisce la precondizione per realizzare lo sviluppo e l’uguaglianza delle opportunità dell’intera Italia e dell’Europa.
C’è la necessità di uno sforzo collettivo che ponga al centro l’esame della realtà e un dialogo fecondo per mettere a frutto l’intelligenza sociale come strumento per l’evoluzione della democrazia senza cristallizzazioni e regressioni: saperi e competenze al servizio di un progetto di rigenerazione democratica, per la ricerca delle innovazioni istituzionali ed in particolare di uno sviluppo del processo autonomistico nel solco della sussidiarietà e di un efficiente governance che si traduca in politiche pubbliche vocate allo sviluppo economico sostenibile ed al benessere esistenziale di tutte le persone, a partire da quelle più fragili.
Siamo altresì persuasi che la tecnicalità, ivi compresa la più aggiornata ed incisiva, deve essere sempre ancorata ad un’idea di fondo in grado di permeare tutta l’impostazione progettuale.
Questa idea o meglio questi ideali non possono che connettersi ad una forte ripresa dei valori civili, sociali ed economici – aggiornati alle contraddizioni del tempo presente – così come sono stati declinati e testimoniati dalle più importanti esperienze riconducibili all’area del riformismo cattolico, socialista e liberaldemocratico, riprendendo lo spirito più dinamico del nostro patriottismo costituzionale.
Nell’era della rete universale, della digitalizzazione progressiva, della globalizzazione dei fattori produttivi, delle trasmigrazioni di massa, lo sforzo deve essere quello di interpretare ciò che pulsa in Veneto offrendo una proposta di programmazione elaborata da un gruppo di persone che, pur provenendo da differenti esperienze, vogliono essere generosi verso la propria comunità nonché verso le attuali e future generazioni.
La domanda alla quale rispondere è: in questa fase storica di perdurante disorientamento e di fortissimi cambiamenti, voglio io contribuire a far crescere un pensiero ed un agire collettivo ben piantato in scienza, conoscenza e consapevolezza?